Una mamma fuori sede si racconta.

 

Mamme fuori sede

I racconti delle mamme fuori sede sono racconti di donne e mamme comuni, che, per necessità o per scelta, si ritrovano a dover affrontare una realtà fatta di tanti piccoli o grandi ostacoli lontano dal supporto (sicuramente fisico) della famiglia d’origine.
I racconti delle mamme fuori sede parlano senza tante parole, parlano di donne che corrono:
a volte non sapendo bene dove andare, a volte verso una meta ben delineata. I racconti delle mamme fuori sede sono semplicemente racconti di mamme (per leggere altre storie fuori sede clicca qui)

Giulia è una storica dell’arte, è una donna dalle mille sfaccettature ed è anche una mamma fuori sede.

 

GIULIA ALLO SPECCHIO:

Una pedina allo specchio si vede Re.

Sono nata ad Amsterdam da madre Italiana e padre Olandese, cresciuta a Roma, sposata ad un Italo-Inglese, mamma di tre bambini sotto i 6 anni e attualmente residente a Budapest.
Mi chiamo Giulia, sono una storica dell’arte e guida turistica di Roma in stand by alle prese con un’ossessione per la fotografia.

Nel 2010, dopo aver finito l’Università, una nausea tremenda mi colse d’improvviso.
Riuscivo a sentire l’odore di cipolla a chilometri di distanza e l’unica cosa che riuscivo a mandare giù erano panini ricolmi di prosciutto cotto e mozzarella!

Quando avevo 27 anni nacque Viola (2011) la mia prima bambina, un piccolo angioletto super ubbidiente.
Ovviamente mi illusi di essere una madre perfetta e quindi decidemmo di avere subito un secondo figlio, cosi’ dopo soli 21 mesi dalla prima, a sconvolgere la nostra vita, arrivo’ Elizabeth (2013) che sin da subito ci mostro’ il suo carattere ribelle.
A quel punto una famiglia di due figli ci sembrava molto più che sufficiente e decidemmo di regalare tutto quello che avevamo accumulato durante i loro primi anni di vita causa imminente trasloco.
Poi mi venne a trovare quella che pensavo fosse un’innocua influenza intestinale che invece si rivelo’ essere Mr. Darcy (2015), il più coccolato della famiglia.

Avere tre bambini così piccoli è davvero difficile soprattutto per una mamma come me che è super ansiosa e con una memoria alla Dory!
(l’amica del pesciolino Nemo per intenderci).

IL MIO SEGRETO

L’unico modo per sopravvivere è applicare una routine abbastanza rigida durante la settimana per poi svagarsi nei weekend con piccoli viaggi e avventure a misura di famiglia.

Nel tempo libero tanti libri e arts and crafts.
Quello che vorrei è che si abituassero a pensare “out of the box” quindi li lascio dare sfogo alla creatività senza intervenire e quando mostrano un particolare interesse verso qualcosa cerco di soddisfare la loro curiosità reperendo libri su libri.
Ovviamente avere tre bambini piccoli non e’ per niente una passeggiata e lo stress e’ sempre li’ a stringermi la manina ma è comunque una vita che mi piace e che mi da’ molte soddisfazioni.

Per il momento vivo alla giornata e non mi creo aspettative, il mio unico scopo è cercare di accumulare memorie felici

La notizia del trasferimento a Budapest arrivò inaspettatamente per e-mail dopo che con grande fatica eravamo riusciti a spostarci nella casa appena finita di ristrutturare a Roma e quando Mr. Darcy era ancora nel pancione.
La prendemmo con grande filosofia e partimmo.

Fortunatamente la vita a Budapest è molto più rilassante, le attività per bambini sono infinite, i mezzi di trasporto funzionano perfettamente, i parchi gioco sono spettacolari e sparpagliati ovunque, la comunità expat è enorme quindi non mi posso di certo lamentare.
Ovviamente mi mancano molte cose ma cerchiamo di andare spesso a Roma per le vacanze.

OSTACOLI NE ABBIAMO?

La lingua Ungherese è una delle lingue più difficili al mondo, qualcuno dice che sia perfino più difficile del Cinese.

Dopo queste premesse immaginatemi bloccata in un ascensore rotto con la spesa e un neonato di due mesi circa nel marsupio a parlare con l’assistenza!
Cercavo di usare un po’ di Tedesco, un po’ di Inglese e quelle poche parole di Ungherese che ero riuscita ad imparare.
Mi uscivano frasi tipo “help, help, lift kaputt, baba (bebe’)”.
Probabilmente c’è una mia registrazione audio che sta spopolando a Budapest ma spero di non scoprirlo mai. Fortunatamente il mio cellulare non era scarico e mio marito era nei paraggi ma non lo auguro a nessuno!

GESTIONE DEI FIGLI

La mia vita di tutti i giorni al momento è molto semplice.
Lascio i bimbi a scuola la mattina e li vado a riprendere dopo pranzo.

Rimaniamo a giocare nel parco giochi della scuola fino alle 4.30 e poi a casa arts and crafts, libri e una ventina di minuti davanti la tv mentre preparo la cena.
Alle 6.00 tutti a tavola, alle 7.00 nel bagnetto e alle 8.00 tutti nel lettino.

Fanno vita da caserma tutta la settimana ma il weekend cerchiamo sempre di renderlo speciale.

LA MIA CHIAVE DELLA FELICITÀ

Al momento ciò che mi rende felice è riuscire a ritagliare del tempo per me stessa durante la settimana per fotografare, fare delle passeggiate in posti che non conosco, parlare con gli amici e scrivere il mio blog cercando, allo stesso tempo, di mantenere le lavatrici e il disordine di casa sotto controllo.

Se riesco a mantenere questo equilibrio faccio in tempo a ricaricarmi di energia positiva per quando vado a prendere i bimbi a scuola e passare dei pomeriggi in allegria.

Poi la felicità pura la raggiungo quando andiamo alla scoperta di qualche nuovo piccolo villaggio ungherese tutti insieme.

 

COSA MI MANCA

Mi manca passeggiare e perdermi per le strade di Roma, mi manca il vociare e il gesticolare degli Italiani, mi manca sorprendere i miei bimbi con la pizza bianca per merenda, mi manca la birretta bevuta con gli amici sulle scale di Piazza Trilussa, mi mancano il mare e la ricerca delle conchiglie, mi manca portare i turisti in giro per Roma, mi manca la possibilità di spulciare nelle librerie, mi mancano le amicizie di una vita e i parenti, mi manca vedere i bambini aiutare la nonna nell’orto…

Sogno di tornare a vivere in una Roma senza traffico, più a misura di bambino e di trovare lavoro in un museo.

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