Lo spazio di Fede. Rubrica a cura di Federica Ometti.

Fascia porta bebè: perché una mamma sceglie di portare in fascia il proprio bambino?

 

Fascia porta bebè, babywearing, perché portare in fascia o perché forse è lei che ha scelto me.
Da quando sono mamma, ogni tanto mi capita di guardare la mia bimba e realizzare che ha solo poco più di un anno mezzo, e in questo anno e mezzo la mia vita è cambiata così tanto che sembrano dieci.
Stamattina mi sono ritrovata nel silenzio del nostro lettone a guardarla dormire, e a ripensare alle prime settimane di noi, ai primi giorni a casa e a ricordare quanto piangeva!

Così ho pensato di raccontarti un pezzetto della mia storia, della nostra storia, quel pezzetto che ci ha catapultate nel mondo del babywearing e della fascia porta bebè.
Un un tunnel di colori e di coccole, nel mondo del portare in fascia, in cui ancora oggi siamo ben ancorate.
In un mondo che ci ha dapprima salvate da pianti e urla disperate, poi rapite e conquistate.

Il primo approccio

Come ti raccontavo qui, la mia Micol, non ha mai voluto saperne del passeggino o carrozzina, in nessuna forma, dimensione o colore.
Lei che è arrivata dopo due bimbi persi, una nascita non rispettata e un trascorso ospedaliero difficile, si sentiva persa tutte le volte che la appoggiavo in carrozzina/passeggino, qualsiasi cosa che non fosse il mio corpo, o quello del suo papà.

Ero disperata. Una gravidanza difficile, piena di ansie e preoccupazioni, un inizio disastroso e un rientro a casa in cui non sapevo a che Santi votarmi!
Attendevo l’istinto materno, ma presa dal panico mi domandavo solo:

‘Perchè piangi?’ Perchè piangi?’

 

Tutti a dirmi cosa avrei dovuto fare, come cullarla, come infagottarla per insegnarle a stare nella sua carrozzina/passeggino, per abituarla a dormire lontana da me.

La forza di dire no.

Ma io ve l’ho detto no, che sono un po’ Fuori di Mamma, e quindi: no.
Non sapevo niente ma facevo di testa mia. In braccio, sempre in  braccio. Lei finalmente serena, io l’ombra di me stessa.

Una mattina, Miki aveva due settimane, Fuori di Me, googlo:

‘Vuole stare sempre in braccio, cosa faccio?’
E finisco su un sito, un forum, non ricordo esattamente, che parla di una fantastica fascia porta bebè stra consigliata da tutte le mamme, allora mi son detta “Proviamo anche questo babywearing”.
E da quel momento in poi inizio a vedere la luce.

Parto con una fascia elastica.

Non ho la più pallida idea di si leghi, ma non mollo.
Ci provo in tutte le salse, obbligo anche mio padre a cercare di capire come funziona il triplo sostegno finché proprio lui impara a legare un orsacchiotto e poi mi insegna a legare Micol.

Ed è così che inizia un percorso più sereno, fatto di coccole cuore a cuore, di calore e finalmente di grandi sonni per lei, meno pianti, più latte, e più sorrisi per me.
Finalmente mi calmo e arriva anche il tanto atteso istinto materno.

Da lì, piano piano, ho iniziato a capire ed assaporare sempre di più, giorno dopo giorno, il portare in fascia, il babywearing, e tutta la filosofia che ci ruota attorno.

 

L’aiuto dei gruppi Facebook.

Errore dopo errore, ho imparato ad utilizzare diversi supporti: di gruppo di mamme in gruppo di mamme imparavo qualcosa di nuovo, all’inizio in silenzio, senza far domande e senza far rumore e poi prendendo sempre più consapevolezza e con sempre meno paura.

Nelle mamme portatrici ho scoperto una grande famiglia, che ci unisce tutte, da nord a sud, che fa sì che ogni fascia comprata usata, coccolata da un’altra mamma e dal suo bambino, sia come un passaggio di consegna, qualcosa di magico che raccoglie tutte le coccole del mondo e le porta con sé.

Portare in fascia è una scelta, è per tutte, e per tutti (qui portano anche il papà e i nonni), è un modo dolcissimo di ricreare lo spazio caldo e accogliente del pancione.
E’ coccola, nutrimento, contenimento.

E’ un modo per avere le mani libere, continuando a rassicurare il proprio cucciolo, un modo per sentire il proprio bambino di nuovo con se anche fuori dalla pancia.

Ci hanno detto che i bimbi devono dormire,
si devono abituare al passaggino, alla culla, all’ovetto, che devono dormire nella loro stanza, che devono ciucciare ad orari…

Ecco: dimenticate tutto questo.

Siamo mammiferi, e mammiferi portati, e l’unico habitat naturale per il bambino, nei primi 9 mesi soprattutto, è il corpo della madre.
Caldo, accogliente e rassicurante.

Fascia o meno il bambino ha bisogno del Contatto con la mamma.

Mamme, non preoccupatevi mai di dare troppo amore ai vostri bimbi, di dedicare loro troppo tempo, di averli sempre attaccati al seno o di usare la fascia porta bebè per tenerli sempre a contatto.

E’ la natura.

E cresceranno più in fretta di quello che pensate.
Quei minuti che ci sembravano ore all’inizio, scorreranno sempre più velocemente.

Se potessi tornare indietro, non perderei nemmeno un attimo di quelle prime due settimane di Micol, intenta a cercare in qualche modo di rassicurarla lontana dal mio corpo.

 

Per questo, ho scelto di rimettermi a studiare e di accompagnare le mamme nel favoloso viaggio attraverso la maternità.

La fascia non è una moda, non è un vezzo, è uno strumento che ci aiuta nella quotidianità,
un po’ magico però, perché toccando la stoffa delle nostre fasce, riesco ancora a sentire il profumo di Micol piccolina, riesco a vedere le sue guanciotte soddisfatte mentre dorme beata e piena di latte sul mio corpo, vedo la mia fatica, il mio dolore, e la mia rinascita.

E ora, che è grandicella, cammina e parlotta, adoro quando mi porta una fascia e mi intima: ‘Mamma, sciascia, su!’.
Mi abbasso, mi si aggrappa sulla schiena, e sta con me, mi aiuta a cucinare, a stendere i panni, a passare l’aspirapolvere, a fare compere, a fare la spesa, a passeggiare, tutto come una piccola esploratrice su una vetta, ma con la sicurezza della mia protezione.

Per approfondire il discorso sul babywearing dai un’occhiata qui. 

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