L’educazione della Mamma Tigre fra stereotipi e verità

Mamma Globe-trotter rubrica a cura di: Mariateresa Calabrese, Emmeti

Cara Fuori di Mamma,
oggi parleremo dell’educazione della Mamma Tigre: quello che la mamma Tigre non dice.
Voglio farvi fare un bel salto intercontinentale e trasportarvi nella lontanissima, misteriosa, caotica, bizzarra Cina, dalla Cina con amore.
Voglio parlarvi di come se la passa la tipica mamma cinese, appellata appunto Mamma Tigre.

Educazione della mamma tigre cinese

Ho scelto questo argomento per due motivi:
il primo è perché la Cina è il Paese più popoloso al mondo e questo vuol dire che ci sono tante mamme e tanti figli.
Talmente tanti che fino a qualche anno fa, mentre in Italia già iniziavano a trattare i giovani come quelle coppie di panda svogliati da incitare all’accoppiamento per evitare l’estinzione, lo stato asiatico aveva addirittura posto un limite al numero di pargoli che ogni famiglia poteva procreare.

viaggio in cina

Il secondo motivo è più personale, legato al fatto che tempo fa ho avuto la fortuna di trascorrere un mese a Shanghai e anche se all’epoca il mio status di mamma era ancora una cosa lontana anni luce, già all’epoca notai alcune cose curiose che vale la pena raccontare.

Prima curiosità, che a dire il vero alcuni sostengono essere più un luogo comune, è l’appellativo che spesso viene affibbiato alle mamme cinesi “Tiger Moms”.

Effettivamente l’educazione della mamma Tigre, è stata al centro di grossi dibattiti, soprattutto dopo l’uscita nel 2011 del libro “Il ruggito della mamma Tigre” di Amy Chua.

 

Le nostre colleghe orientali, infatti, vengono spesso definite delle “Tiger moms” , che per molti sarebbe il corrispettivo per noi italiani delle “mamme generalesse” ossia quelle madri che spronano costantemente i figli a dare il mille per centomila, ad essere dei vincenti ad ogni costo e sotto ogni sforzo.

donna cinese ventaglio

Li iscrivono nelle migliori scuole del paese, li esortano di continuo a studiare e li incitano alla competizione estrema, al sacrificio, anche a costo di risultare troppo rigide o severe.

Questo tipo di “fenomeno educativo” ha generato scalpore ma anche seguaci decisamente convinti che la rigidità, l’essere dei genitori inflessibili paga.

Eppure a seguito di studi si è cercato di dimostrare quanto sia fallimentare educare un figlio seguendo questo tipo di educazione impostata e autoritaria (approfondisci qui).

Questo naturalmente è diventato uno stereotipo, ma fateci caso, è talmente riconosciuto che spesso lo possiamo ritrovare nelle commedie americane declinato in chiave ironica come in “American housewife” o in “Fresh off the boat” tanto per fare un esempio.

LE TRADIZIONI DELLE MAMME CINESI

 

La seconda curiosità si può definire la “casalinghitudine”.
Infatti dovete sapere che le mamme cinesi, subito dopo aver partorito, devono osservare per tradizione il cosiddetto zuo yue zi, ovvero un mese di “casalinghitudine” durante il quale non possono letteralmente uscire di casa nemmeno per andare a buttare l’ immondizia.

Molte di voi già a questo punto si sentiranno un po’ cinesi.

Io, per esempio, essendo prosperosa, mi vergognavo terribilmente di allattare in pubblico.
Inutile dirvi che avevo un ragnetto attaccato perennemente al seno.

 

I primi mesi sono stati difficili, ve lo possono confermare i miei capelli unti, gli abiti slabbrati,
le occhiaie alla zio Fester, la schiena incriccata da gobbo di Notredame.
Dove cavolo potevo mai andare conciata così?

Almeno queste mamme asiatiche non avranno nessuno che le inciti a fare un giretto.

Io, invece, ero circondata da benintenzionati che mi costringevano ad uscire mentre mi sentivo più brutta di maga magoo e più stanca di un bradipo debilitato.

 

PANNOLINO VS ELIMINATION COMUNICATION

 

Terzo fatto curioso è sicuramente la tecnica di spannolinamento utilizzato da molte genitrici cinesi.
Io e mia sorella ce ne siamo accorte nel peggiore dei modi, perché per poco non siamo state colpite in faccia da una pipì dispettosa.

Di fronte a noi, nella calca mattutina di Wei hai Lu, su un marciapiede superaffollato, una mamma teneva il suo piccolo in braccio con le gambine aperte e un grosso buco in mezzo ai pantaloni da cui sgorgava una fontanella stile putto rinascimentale.

E allora mi sono dovuta per forza documentare e ho scoperto in un certo senso le mamme asiatiche sono molto, molto avanti.

Da pochi anni persino in Italia si sta diffondendo una singolare tendenza, non so se l’avete mai sentita nominare si chiama: Elimination Comunication.

Si tratta una pratica in cui le mamme scelgono di non utilizzare il pannolino già intorno al secondo mese di vita,
cercando di prevedere istintivamente quando il bambino sta per farla e lasciandolo temporaneamente libero dagli indumenti per potersi esprimere senza inconvenienti.

Ebbene, le mamme asiatiche utilizzano dei pantaloni speciali per i propri figli che si chiamano Kai dang ku: pantaloni con un grosso buco all’altezza del cavallo che lascia le parti intime scoperte.
Il kai dang ku è un indumento tradizionale, ancora moto diffuso soprattutto nell’entroterra contadino, ma si sta assistendo ad un considerevole ritorno dello stesso anche nelle metropoli per motivi economici ed ecologici.

Sinceramente, io quando li ho visti, da buona italiana germofoba ho pensato subito alle implicazioni igienico sanitarie dato che i bambini giocavano per terra, si buttavano sull’erba, si sedevano sulle panchine col culetto al vento.

Scusatemi care mamme del sollevante, ma io non potrei mai…
Per non parlare poi della questione sempre tutta italiana del pudore. Voglio dire noi siamo cresciuti con l’incubo dell’emergenza pipì in autostrada o addirittura al mare.
Ricordo che in quelle nefaste occasioni in cui noi bambini non riuscivamo più a trattenerla e dovevamo farla in pubblico le nostre mamme riuscivano a creare dei fortini con i giubbotti o con i teli da mare, che neanche Guantanamo.
Per cui non so se nel nostro Bel Paese questa cosa prenderà davvero piede!

 

MAMMA CHIOCCIA, MAMMA TIGRE O MAMMA CONIGLIO

 

Noi mamme italiane invece, indovinate un po’?
Siamo etichettate come iperprotettive e soffocanti, soprattutto, a quanto pare, verso i figli maschi, che per questo sempre a quanto dicono di noi, resterebbero a casetta con mammà più possibile.

Ad ogni modo, non importa che tu sia mamma chioccia, mamma tigre o mamma coniglio,
come diceva una nota canzone:
son tutte belle le mamme del mondo quando un bambino si stringono al cuor!

Dalla Cina con Amore, un saluto alla Mamma Tigre e alle Fuori di Mamma (qui trovi la mia rubrica: Mamma Globe-trotter).